martedì 16 ottobre 2007

Il risveglio della moltitudine


04.04.2003

Un tentativo di tracciare nuove mappe dell'inferno politico quotidiano

Gli avvenimenti in corso nel mondo della politica / informazione / guerra si susseguono con un ritmo che spiazza completamente i commentatori più tradizionalisti, ma non risparmia neppure gli osservatori più evoluti.

Notevole appare, in questo senso, l'ultimo numero della rivista Limes "La guerra promessa", che (dopo l'editoriale) apre con un pezzo sui nuovi modelli di guerra, che risulta già abbondantemente superato quando la rivista compare in edicola. Quella che si prospettava come una guerra leggera e mirata si presenta adesso una guerra medievale, basata sull'assedio.

Eppure Sun Tzu, nel suo "L'arte della guerra" dice che chi conosce se stesso ed il nemico ha ottime probabilità di vittoria, mentre riguardo agli squilibri di forze in campo non fa alcuna previsione di vittoria, dice solo "Chi è il più forte deve attaccare, chi è il più debole deve resistere". Non è difficile vedere l’errore di una strategia iniziale basata sull'idea che il nemico fosse Saddam Hussein, mentre appare evidente che il nemico è l'intero popolo iracheno (come minimo).

Appare inoltre utile leggere "La guerra infinita" di Giulietto Chiesa, che espone l'idea di un "ponte di comando" che ha deciso di scatenare una guerra infinita per mantenere il potere dei ricchi sui poveri. Chiesa non sembra vedere enti capaci di contrastare significativamente questo scenario di guerra perpetua.

Hardt e Negri, nel loro "Impero" tendono a dare una visione storica dell'evoluzione del potere imperiale e del suo disvelamento alle masse. Ma l'idea più interessante del libro, anche se poco sviluppata, è quella della moltitudine. La moltitudine supera il concetto di classe sociale del buon vecchio Marx e tenta di astrarre l'idea che le masse tenute fuori da ogni decisione politica significativa hanno qualcosa in comune.

Un punto che sembra trascurato da Negri/Hardt è la (auto)coscienza della moltitudine, la comprensione che gli interessi delle moltitudini sono ben diversi da quelli dell'impero e che muovendosi in modo coordinato le moltitudini possono conseguire risultati rilevanti.

In realtà la coscienza delle moltitudini si è già svegliata. Le masse si stanno muovendo, in vario modo, sotto molte bandiere diverse, a volte in modo incerto, ma hanno capito che i loro interessi sono solitamente opposti a quelli dei loro governanti.

Si prospetta quindi una contrapposizione attiva tra le moltitudini, spesso legate agli stati nazionali o alle religioni, ma tenute insieme dal collante imperiale (tecnologia, lingua inglese, merci di consumo in genere) e l'impero.

La contrapposizione si svolge soprattutto sul piano dell'informazione, cioè sulla capacità di raccogliere, filtrare e rielaborare informazioni.

La capacità di raccogliere informazioni, come pure quella di creare notizie da dare in pasto alle moltitudini, è uno dei punti di forza dell'impero ed a questo scopo sono stati destinati possenti mezzi informatici e molti uomini. (Un esempio di notizia inventata potrebbe essere il fantomatico scontro di civiltà tra l'Occidente e la religione musulmana).

Molto meno efficace è invece la capacità dell'impero di raccogliere le informazioni significative nel mare informativo globale e tradurle in una reale comprensione dei fenomeni. Indicative battute d’arresto si sono avute in tempi recenti (la "guerra leggera" preventivata in Iraq è un esempio).

Sul fronte opposto la moltitudine, pur con una capacità di raccolta inferiore, cresce continuamente dal punto di vista della raccolta e riesce ad avere una superiore capacità di ricostruire ciò che avviene, grazie alla sterminata intelligenza elaborativa delle moltitudini, basata principalmente sugli umani invece che sulle macchine. In contemporanea, la capacità delle moltitudini di creare eventi sta crescendo in modo impetuoso.

Non è difficile pronosticare che nel prossimo futuro si parlerà sempre di più della moltitudine (nelle sue varie facce) e di meno dell'impero, solitamente rappresentato dalle facce tradizionali del potere (giornalisti compresi).

Truman

04.04.2003

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