martedì 16 ottobre 2007

La trappola irachena

luglio 2003

Per chi non crede ai media ufficiali, è facile vedere la situazione attuale degli USA in Iraq come una trappola, dove in qualche modo si sta capovolgendo quello che appariva il risultato della guerra.

Proviamo a ricapitolare: la brevità della guerra, l'esiguità dei morti americani, la scomparsa improvvisa del regime di Saddam Hussein, il controllo dei pozzi petroliferi, facevano apparire gli USA come netti vincitori.
Partivano le scommesse sulla guerra successiva, Siria?, Iran? Corea?

Oggi la situazione mi appare abbastanza diversa. L'esercito di 150.000 uomini appare intrappolato in Iraq e non sembra facile trovare dei sostituti. Sono arrivati un po' di italiani, dovrebbero arrivare truppe giapponesi, ma dubito che cambino sostanzialmente la situazione, sia per l'esiguità dei contingenti, sia per la (presumibile) scarsa voglia di integrarsi nel meccanismo imperiale delle truppe aggiunte (anche per motivi di sopravvivenza). L'uccisione dei figli di Saddam non appare aver cambiato le cose, come del resto è ben intuibile per chi si rende conto che gli iracheni combattono per la propria terra e per la propria libertà, non per Saddam.
Allo stesso modo, l'eventuale cattura o uccisione di Saddam Hussein non cambierebbe le cose in modo sostanziale.

Un argomento che mi sembra del tutto sottovalutato è href="http://www.nuovimondimedia.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=149">la contaminazione radioattiva del territorio iracheno. Già nella prima guerra del golfo ci furono molti morti tra le truppe americane dopo il ritorno negli USA. Adesso la permanenza si
allunga, le truppe continuano ad essere esposte al cosiddetto "uranio impoverito" usato per i proiettili, che in realtà è probabilmente un miscuglio di scorie nucleari, contenente anche plutonio, nettunio e americio. (In pratica è
come se gli USA avessero lanciato un buon numero di "atomiche sporche").

Può darsi che i primi casi di tumore si stiano già verificando.

Saranno utilizzabili le truppe per altre guerre dopo un periodo di riposo in USA? Presumibilmente no.
Anzi, molti dei reduci potrebbero diventare delle schegge impazzite nella società americana, come già avvenne in precedenza. Potrebbero essere i reduci il maggior pericolo per l'establishment imperiale, sia per il rischio di attentati che
per ciò che potrebbero raccontare alla popolazione americana.

Nel frattempo l'Impero ha bisogno di sangue e di guerre. O crolla di colpo o continua a combattere. Se realmente l'impero si fosse indebolito, per mancanza di truppe e di popolarità, potrebbe essere il caso di mettere un po' di
ordine in casa, dove la situazione sta diventando un po' troppo confusa. Chavez in Venezuela sta lavorando troppo contro i petrolieri, Lula fa accordi con Chavez e pone condizioni per il "libero scambio" con gli USA. Una bella guerra in
Colombia contro il narcotraffico potrebbe fornire il sangue agli imperiali senza spese eccessive, senza troppi cali di popolarità e sarebbe un segnale per tutto il Sudamerica.

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