mercoledì 7 novembre 2007

La fiaba infinita

di Truman Burbank
Una grande opera di antropologia è la Morfologia della fiaba di Vladimir Propp, in cui vengono analizzate le fiabe di magia e vengono individuati gli elementi di base presenti in tali fiabe, i quali risultano essere in numero sorprendentemente limitato.

Al tempo di oggi può essere interessante analizzare la narrazione dei mass media e vedere se essa può essere studiata come una serie di varianti sulla stessa fiaba, la fiaba mass-mediatica.
Qui c’è un tentativo di individuare punti di partenza.

L’aspetto strutturale
Propp mostra inizialmente delle fiabe superficialmente diverse, ma chiarisce subito che esse sono facilmente raggruppabili come varianti di una singola fiaba, semplicemente guardando alla trama, all’intreccio del racconto, evitando di fissarsi sui nomi dei protagonisti o sul loro ruolo.
Egli fa riferimento a Goethe, che invitava a guardare la forma (io direi la struttura) prima dei dettagli.
Da alcuni punti di vista la fiaba mediatica rientra nei canoni della fiaba standard.
Nel seguito un’analisi ispirata a tali idee, per quanto a volte sia differente dalle schematizzazioni di Propp.

Alcune proprietà generali
Alcune caratteristiche della narrazione fiabesca:
- la fiaba ha un suo tempo convenzionale fuori dal tempo della vita quotidiana
- i personaggi tendono a suddividersi in cattivi e buoni (eroi e demoni)
- la fiaba di solito si racconta ai bambini. 

Il tempo della fiaba
 
Tutte le fiabe sono basate su un tempo convenzionale a loro interno, un tempo astorico.
Nella fiaba tradizionale il tempo in cui si svolge la narrazione è nel passato, più o meno remoto. (“C’era una volta…”). Solitamente anche la geografia è vaga ("In un paese molto lontano..").

I protagonisti
I protagonisti tendono ad essere particolarmente cattivi (spesso addirittura mostri) o particolarmente buoni, è difficile trovare personaggi sfumati, intermedi. L’ambiguità non è consentita.

La rottura dell’armonia
E’ uno degli elementi classici: nel mondo armonioso della fiaba tutti sono felici fino a quando non irrompe il cattivo di turno: il lupo, l’orco, il mostro, il terrorista, il mussulmano.
Nella fiaba i guai sono causati dal malvagio che spezza l’armonia.

Il pubblico
Il pubblico della fiaba (oggi diremmo l’audience) è solitamente composto da bambini.

“Non è vero ma ci credo”
La fiaba tende a suscitare stati emotivi ed a instillare paure irrazionali. La paura serve a rendere credibile il contenuto della fiaba nonostante le sue evidenti incongruenze con il vissuto quotidiano.

LA FIABA DEI MEDIA
Vediamo ora come si esplicita la narrazione fiabesca nel mondo dei mezzi di comunicazione di massa (TV, giornali, cinema, …)

La fiaba infinita
L’elemento caratteristico della fiaba massmediatica è che essa è una fiaba infinita, ambientata in un presente perpetuo, basata su una continua rigenerazione della realtà (e quindi su una memoria storica molto limitata).
Non è una fiaba chiusa, ma anzi essa si ricrea in continuazione. Nel ricreare la fiaba chiaramente si modifica in continuazione la storia, che viene reinventata in base alla visione attuale.
Importante il fatto che la fiaba dei media ha sempre un aspetto narrativo, una continuità all’interno di un medium e tra diversi media, ed un racconto ha implicitamente sempre una sua morale.
La fiaba infinita è una narrazione del mondo dove si giustificano gli assetti di potere esistenti. La fiaba ha solitamente una funzione conservatrice.

La fiaba binaria (Il bene ed il male)
La fiaba massmediatica è anche un grande gioco di ruolo.
Gli spettatori sono anche attori in questo gioco di ruolo.
Un esempio è nel campo della politica: ci si può identificare con uno schieramento o con l’altro, ma l’importante è vedere come nemico gli altri.
Si entra nel ruolo e si recita una parte, credendo di aver fatto una scelta razionale.
Guareschi rendeva bene questa bipartizione con Don Camillo e Peppone. In realtà nello scegliere una fazione o l’altra si attua solo una scelta di consumo.
La variante più complessa del gioco di ruolo è quella della squadra di calcio: qui non si tratta più di una scelta tra due, ma di una scelta tra molti. Si sceglie la squadra nel cuore, si esulta quando vince, si soffre quando la squadra perde, si dimentica la libertà di scegliere la propria vita.
Altre finte scelte analoghe si trovano con facilità negli hobby o negli sport praticati. 

Orsacchiotto o coniglietto?
Analizziamo meglio la fiaba binaria. I media spingono eventi poco interessanti tramite il gossip. Lì dove all’utente (o elettore, o consumatore) resta solo una scelta binaria, una scelta di consumo tra due entità sostanzialmente analoghe, lo spettacolo viene esaltato.
Allo spettatore non rimane che scegliere.
La tecnica è analoga a quella della mamma che dice al bambino: “Vuoi andare a letto con l’orsacchiotto o con il coniglietto?”
Il bambino sceglie il suo pupazzo ed al tempo stesso sceglie di andare a letto.

Lo scontro fittizio
Nella fiaba lo scontro è sempre tra personaggi, non tra ruoli sociali, classi sociali, ideologie.
La personalizzazione dello scontro stimola all’identificazione con una delle due parti, mentre tende a respingere il freddo ragionamento.
Questa personificazione ed estremizzazione dei punti di vista stimola pure l’accettazione del mondo attuale come l’unico possibile.

Slittamenti progressivi della realtà Le tecniche di condizionamento dei media si basano sulla ripetizione per instillare concetti progressivamente sempre più lontani dal vissuto quotidiano. Tramite slittamenti progressivi della realtà percepita si arriva alla colonizzazione dell'immaginario collettivo da parte dei media.
Finché alla fine si vive il mondo quotidiano in un sogno e si aspetta di arrivare davanti alla tv per ritrovare la propria realtà.
Le adunate in piazza e la camicia nera non servono più, perchè la genialità del sistema ha creato la televisione. Tutti i giorni i cittadini consumatori tornano a casa, accendono il televisore e si danno una ripulita al cervello.

Smagliature e sospetti A volte si presentano incongruenze nella narrazione, smagliature nel tessuto della fiaba, forse segni di una cattiva regia.
Più probabilmente le smagliature sono ineliminabili nel processo che ricrea in continuazione la realtà. Come nel Truman show, esse fanno venire il sospetto che si tratti di una rappresentazione e non della vita vera. Ma a questo c’è rimedio.

La paura La fiaba si aggancia sempre alle paure nascoste. La fiaba massmediatica instilla paure irrazionali.
La paura serve a credere al contenuto della fiaba nonostante le sue evidenti incongruenze con la realtà.
Raccontavo ad un amico della SARS ed al fatto che tutta la storia non stava in piedi.
“Ma se c’è un italiano che è morto di SARS!” mi disse.
In effetti tutti i media avevano parlato di questo eroe italiano.
Allo stesso tempo tutti i mussulmani sono terroristi (almeno potenziali).
“Non è vero ma ci credo”. Come i bambini.

La fiaba nella fiaba
La fiaba generale può essere un contenitore per fiabe limitate, che in questo caso possono essere chiuse. Un esempio è il telegiornale:
- l’incipit è solitamente coinvolgente (es. l’apertura del telegiornale)
- peripezie varie
- il finale è rassicuratorio (es. una sfilata di moda).
Inoltre, spesso i media ci propinano fiabe che parlano di rivoluzioni di velluto, rivoluzioni dei garofani e così via.
In queste fiabe il cattivo va via senza spargimento di sangue.

Ma ammoniva Franz Kafka che “non esistono fiabe non cruente. Tutte le fiabe provengono dalle profondità del sangue e dell’angoscia”.
Quindi lo scopo della narrazione fiabesca non è di rimuovere il sangue.

Fuori dalla storia siamo tutti bambini
Quando la storia viene ricostruita in base ad uno spazio-tempo convenzionale ed interpretata come una lotta tra il bene ed il male, il mondo dei mass-media diventa una grande fiaba fuori dal tempo dove tutti gli spettatori sono dei bambini perenni.

Truman Burbank
novembre 2007

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Truman.
Molto interessante.
Una domanda: a tuo avviso, la "forma" fiaba, estesa ai media televisivi, racchiude dei contenuti che possono essere positivi o meno? Oppure la forma rispecchia il contenuto (negativo) e dunque il problema diventa quello di "uscire", comunque, dal "mondo (mediatico-televisivo) delle favole"?
Trovare insomma altri strumenti di espressione? Vino nuovi e otri nuovi... (come ad esempio, quelli che stiamo usando...)
Un caro saluto.
Carlo

Truman ha detto...

Non necessariamente la forma della fiaba è negativa, come in generale la narrazione può fornire esperienze, anche positive.

Krippendorf legava la nascita della democrazia ateniese al teatro e alla tragedia, che consentivano di percepire delle esperienze senza doverle provare di persona.

Quello che è tragico dei media di oggi è la loro pervasività ed il loro raccontare sempre la stessa storia.

ricambio il saluto