giovedì 5 giugno 2008

Le metamorfosi del tempo



Il primo tempo che l'uomo percepisce è quello scandito dal giorno e dalla notte e poi dalle stagioni, il tempo circolare del contadino che si ripete sempre uguale. Sul tempo circolare del contadino si innesta il tempo liturgico, quello dei riti religiosi, anch'esso ripetitivo.

Gli inizi
I primi riferimenti temporali vengono dal ciclo giorno/notte e subito dopo dalle fasi lunari e dal ciclo delle stagioni. Dall'osservazione dei corpi celesti si costruiscono poi i primi calendari.

Cerimonie e rituali rendono ripetibile l'esperienza del mondo, soddisfacendo così una delle esigenze primarie dell'individuo, quella di controllare la propria esperienza, di rendere la propria vita prevedibile senza il bisogno di interrogarsi in continuazione.

I colori liturgici fanno parte del rito e scandiscono un tempo che si ripete in modo circolare. In questo modo l'esperienza non solo è ripetibile, ma lo è anche in modo regolare.

Il tempo del contadino
E’ un tempo che si articola in stagioni e generazioni, scandito da nascite, matrimoni, funerali. Il contadino misura il suo tempo ciclico con le stagioni. Gli anni vengono ricordati con eventi: l'anno della grande nevicata, l'anno in cui morì una persona cara.
Il tempo del contadino è normalmente basato sul ritmo delle stagioni, ma si stende su un periodo ben più lungo quando pianifica acquisti e nuove attività. Se il contadino mette qualcosa da parte e decide di acquistare una vigna deve prevedere un notevole impegno di lavoro, ma anche una probabile rendita abbastanza regolare.
Gli investimenti vengono pianificati anche in base alla famiglia che cresce ed alle braccia disponibili, sono spesso legati alla costruzione di nuove abitazioni.
Il contadino tende a pianificare la sua vita e quella delle generazioni successive. Per esempio nell'acquisto di terre vengono privilegiate le terre confinanti.
Nel mondo del contadino lo sviluppo del singolo è dato dall'accumulo di proprietà (come evidenziato nella "roba" di Verga). In questo caso esso segue logiche lineari.
Egli controlla il suo mondo molto meglio di ciò che può fare oggi un lavoratore medio, che dipende da moltissime altre persone e conosce il mondo attraverso la TV, con poca esperienza diretta della realtà sensibile. Così il contadino conosce la realtà molto meglio di un intellettuale. Per questo i maggiori no-global sono contadini, almeno come origine.

Il tempo industriale
Il tempo contadino viene scalzato gradualmente dal tempo industriale, che introduce quella freccia unidirezionale solitamente chiamata progresso. Il tempo assume un aspetto di movimento da un passato verso un futuro.

Ancora fino a Machiavelli "tutti li tempi tornano e li uomini restano sempre li medesimi".
Con L'Illuminismo (XVIII secolo, fino al 1789) appare un'elite convinta che l'uomo possa prendere la propria vita nelle sue mani e decidere il proprio futuro.
Si spezza così la simmetria tra passato e futuro che era stata assunta implicitamente come valida per millenni. Appare una visione finalistica della storia, presumibilmente influenzata dall'escatologia cristiana. Compare il mito del progresso.
Ma perchè questa visione si propaghi alle masse serve la rivoluzione industriale (fine del XVIII secolo), la quale si propaga a macchie di leopardo nei diversi paesi. Nel XX secolo tutti condividono il tempo unidirezionale basato sull'idea di progresso.
A questa tipologia di tempo si associano le grandi ideologie (l'Illuminismo, il marxismo, lo scientismo). Ma l’ideologia vincente è il capitalismo.
L'eccesso di merce tipico del capitalismo porta gradualmente alla società dei consumi.

Il tempo dello spettacolo
L’eccesso di merci provoca la necessità di distruggerle con regolarità, non c’è più accumulo ma un ciclo frenetico di produzione, consumo e distruzione.

L’accelerazione dei processi sociali è [...] ormai un processo inarrestabile, ingovernabile, fatale. Alimentata dai meccanismi del desiderio, della seduzione e del consumo, in cui i soggetti diventano pedine impotenti di un gioco sistemico che non solo non riescono più a governare, ma da cui sono inesorabilmente governati, l'irrealtà, cioè la virtualità, dilaga in modo incontenibile e incontrollabile. Senza la possibilità di congetturare né un happy end né qualcosa come un buco nero sociale in cui l'ordine attuale imploda. (Baudrillard)

Nella società dei consumatori, quella che per Debord è la società dello spettacolo, il tempo si congela e si ferma. Resta solo la rappresentazione di un eterno presente, senza passato, senza futuro, senza storia. Tutte le ideologie evaporano e resta solo la religione del consumo.

Il tempo consumistico/terroristico è analogo a quello della fiaba: tutti i giorni sarebbero perfetti per divertirsi all'infinito (come nel paese dei balocchi) se non ci fosse il cattivo di turno a spezzare l'armonia: Satana, Hitler, Saddam Hussein, Bin Laden ...

E' opportuno precisare che il congelamento del tempo non è la Fine della storia preconizzata da Francis Fukuyama; anzi la storia avanza oggi furiosamente mentre le masse non sono più in grado di vederla.

Sempre di più
Man mano che avanza la religione consumistica le giornate più pesanti, quelle più faticose, diventano quelle del fine settimana.
La religione consumistica pretende ormai due giorni riservati (il sabato e la domenica) per i suoi riti, al posto del singolo giorno (sabato o domenica) delle religioni precedenti.

Fuga dallo spettacolo (il tempo dell’ozio)

Nella società dello spettacolo tutte le ore di vita sono ore lavorative (il consumatore lavora e non lo sa, diceva Baudrillard). Va notato che le ore del sonno sono tra le più importanti per il lavoro/consumo. Durante il sonno si rielaborano gli spettacoli quotidiani e ci si prepara ai successivi spettacoli sempre più surreali.

Ma chi sfugge a questo meccanismo infernale recupera molto tempo per fare i propri interessi. Qui ci si rende conto che la quantità di lavoro necessaria per vivere è calata nel corso del tempo. Si riesce così a recuperare il tempo dell’ozio, quel tempo necessario per vivere la propria vita e riflettere sui suoi valori.

Truman Burbank

Nota: non è uno sforzo ozioso ricostruire il tempo lì dove qualcuno vorrebbe ricostruire la sinistra; se non riusciamo a scoprire che fine ha fatto il nostro tempo non riusciremo a costruire alternative.

martedì 3 giugno 2008

Frammenti mediatici


Spunti e appunti sul sistema mediatico, dai giornali alla TV.

I titoli dei giornali
La mattina presto in TV titoli dei giornali mostrano il lato peggiore della stampa: il motto, la sintesi, le conclusioni senza ragionamento né memoria. Essi sono degli slogan. Proprio ciò che serve ai media massificati di oggi: un messaggio facile da fissare e che non sforza il cervello. Ci penseranno poi gli “esperti” nelle trasmissioni di approfondimento a spiegare tutto e a consolidare le immagini con ripetizioni dei messaggi.
Come sempre, uno spot istantaneo deve appoggiarsi su un substrato di luoghi comuni preesistente. Come al solito vince il rapido consumo e l’autoreferenzialità sulle difficoltà della memoria e del ragionamento. [Sotto la dittatura] “siamo tutti bambini” diceva Fisk.
In subordine il titolo del giornale, messo a confronto con gli altri giornali, parla più del giornale stesso che della notizia. (Esprime un’autoreferenzialità a raggio ristretto). Da questo punto di vista il confronto dei titoli è istruttivo. Per Libero le notizie principali riguardano sempre la sinistra divisa o il pericolo comunista.

Notizie come messaggi cifrati (ermeneutica della notizia)
A volte nei media le informazioni ci sono, e sono pure vere. Solo che in realtà sono messaggi cifrati rivolti a chi sa intendere, non delle informazioni per il pubblico. Molte delle veline politiche, in cui si riportano le frasi dei grandi nomi della politica, vanno intese come delle lettere minatorie in cui il giornale ha il solo scopo di trasportare il messaggio, indirizzato da uno a pochi altri eletti.

Direzionalità dei mass media
Mentre i new media (in particolare quelli basati su internet) propongono una multidirezionalità di scambi informativi, che spinge verso un’elaborazione collettiva delle informazioni, gli old media tentano di dare simulacri di bidirezionalità, tramite talk show, televoti, indagini demoscopiche o letture dei consumi effettuati su canali a pagamento. La chiave di lettura è nell’individuo: se ciò che conta è il gruppo statistico omogeneo e non l’individuo, allora si tratta di marketing e non di media multidirezionali. Una scelta di consumo non è una vera scelta (Zizek lo spiegava bene).


Contro il segnale orario
Odio il segnale orario. Il segnale orario spinge a vivere nel presente. Che tu sia tigre o gazzella, devi correre nella giungla d’asfalto.
Contro il segnale orario, contro un presente atemporale che si estende all’infinito. Per una storia che dia un passato, un futuro ed un senso alla nostra vita.

Meteo
Le trasmissioni meteo servono a pianificare ed organizzare i propri consumi. Esse orientano le persone in modo che possano consumare in ogni caso, per esempio non devono sprecare un week-end senza consumi, oltretutto con il rischio che avendo tempo per riflettere, si rendano conto del loro assurdo modo di vivere.
Se il tempo è buono si va in gita, altrimenti si va per musei, l’importante è spendere.

L’informazione sul traffico
L’informazione sul traffico parla spesso delle code che si formano a causa di curiosi che guardano l’altra corsia. Non è il traffico perennemente al limite della saturazione il colpevole, né il modello di vita che lo crea, non sono i giornalisti che istigano a muoversi nei fine settimana, anche quando si sta meglio a casa. No, i colpevoli degli ingorghi sono i curiosi che si guardano intorno, che vogliono conoscere il mondo in cui si muovono.

Il carabiniere virtuale
Non si trovano più carabinieri dal vivo, però accendendo la TV se ne vedono in continuazione (oppure poliziotti, guardie di finanza, guardacoste, …).
Le logiche del liberismo hanno portato a sostituire i carabinieri veri con quelli virtuali, i quali costano molto meno (e non creano problemi sindacali). Nel frattempo nel sud d’Italia dilaga la delinquenza comune oltre a quella organizzata. (Anche nel nord, ormai)
Nel 2006 ha aperto il sito web per trovare il 112. (http://www.carabinieri.it/Internet/StazioneVirtualeF/dove.htm)

Rivoluzioni di velluto
Troppo spesso i media ci propinano fiabe che parlano di rivoluzioni di velluto, rivoluzioni di garofani e così via. In queste fiabe il cattivo va via senza spargimento di sangue.
Ma ammoniva Franz Kafka che “non esistono fiabe non cruente. Tutte le fiabe provengono dalle profondità del sangue e dell’angoscia”.
Quindi lo scopo della narrazione fiabesca non è di rimuovere il sangue.
L’informazione dei media ha in comune con la fiaba un suo tempo privo di passato e di futuro, un tempo convenzionale fuori dalla storia. E nella fiaba, fuori dalla storia, siamo tutti bambini.

Truman Burbank